Reggio – Al “Cilea” l’omaggio del Balletto di Roma a Lucio Dalla
Connubio di parole e gesti, musica e movimento, figli della stessa emozione per ricordare il cantautore ironico, poeta eclettico e instancabile dell’improvvisazione. Questo è il regalo che, ieri sera, al teatro “Cilea” il Balletto di Roma diretto da Roberto Casarotto, per il terzo appuntamento della rassegna “Alziamo il sipario 2016”, fa ai reggini proponendo lo spirito artistico e musicale di Lucio Dalla. In un viaggio unico e ininterrotto che naviga tra ricordi antichi e nuove suggestioni, storici accordi e moderne influenze, il corpo di ballo eseguendo splendide coreografie, ripercorre l’arte del cantautore bolognese attraverso poesia e storia, uomini e sogni, racconti senza tempo e mondi veri e immaginati che si mescolano e prendono vita con uno spettacolo in cui movimento, canzoni e parole restituiscono materia al ricordo del compianto artista. Sul palco, la natura multiforme del lavoro di Dalla in un mix di musica e passi di danza che lasciano a volte, quell’amaro in bocca per la prematura scomparsa di un grande cantautore italiano. “Futura, ballando con Lucio” è il frutto di un incontro di idee ed emozioni, tra la nostalgia di un’amicizia spezzata dal tempo e la memoria di una voce resa eterna dal mondo. Sono i compagni di una volta e gli ammiratori di sempre a portare in Futura il ricordo più vivo del musicista che, con le sue canzoni, racconta fragili eroi di piazza. Roberto Costa, compositore e arrangiatore, nonché storico collaboratore e amico di Lucio Dalla, ricostruisce, appositamente per la produzione del Balletto di Roma, un nuovo percorso di note e parole, tra le tracce indelebili di canzoni indimenticabili e i frammenti di una voce sfuggita al tempo. Chiudendo gli occhi, tra la complessità degli arrangiamenti missati da Dalla, si vive una nuova suggestione e la sola voce dell’artista riempie di emozioni i silenzi di un mondo di palcoscenici senza Lucio. I ballerini volteggiano tra la commozione e la tenerezza di uomini che amano ”sotto un cielo di ferro e di gesso” (Balla balla ballerino, 1980), incontro a treni di felicità provvisorie (Felicità, 1988) e in equilibrio su scale di musica e vita (Tutta la vita, 1984). Quella descritta non è altro che un’umanità che ride, piange, manifesta e sogna. Quella stessa umanità variegata raccontata sempre da Lucio con molta discrezione e le cui storie però, venivano volutamente incorniciate dall’artista bolognese. Le note musicali si modellano e si trasformano per dare un volto agli eroi, fragili eppure grandi, e alle tante immagini che animano le canzoni di Lucio. Dai pianoforti alla “buone cose di pessimo gusto”, dalle icone sacre alla gente che giocava nei bar: ogni spunto è buono per diventare poesia e melodia.
Quello che ripropone “Futura, ballando con Lucio” non è solo un omaggio e il ricordo di un artista geniale che ha attraversato decenni di storie, eventi e parole ma è la fotografia di un mondo che appartiene a tutti, lo specchio di una società indaffarata e normale che guarda al cielo per fuggire e cerca carezze per restare. E nel finale di un viaggio che sta per chiudersi, i danzatori scelgono di lasciare un ultimo ma significativo messaggio: la possibilità per ognuno di noi di una nuova vita, il simbolo di quel futuro migliore per cui vale la pena non arrendersi.
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Grazia Candido – 28 dicembre 2016