Recensione: l’incanto di Giulietta e Romeo rifiorisce al Teatro Quirino
Fabrizio Monteverde dirige il Balletto di Roma in un classico intramontabile, Giulietta e Romeo, in scena dal 2 al 7 maggio al Teatro Quirino
Giulietta e Romeo la più nota ed amata tragedia Shakespeariana, archetipo universale dell’amore osteggiato ed infausto dei due giovani, ritorna in scena al Teatro Quirino dal 2 al 7 maggio nella versione diretta da Fabrizio Monteverde.
Ancora in scena dopo 30 anni
Dopo il debutto nel lontano 1987, il grande coreografo e regista ripropone l’opera interpretata dal Balletto di Roma, con il quale ha inaugurato la tournée al Teatro Il Celebrazioni di Bologna lo scorso 25 febbraio. Mutano i danzatori, ma Monteverde non si discosta dal testo originale di Shakespeare e rimangono inalterate le sublimi musiche di Sergej Sergeevič Prokof’ev. Lo spettacolo della durata di due ore è diviso in due atti.
Dalla Verona cinquecentesca al Sud Italia del secondo dopoguerra
Monteverde, già innovatore del linguaggio artistico negli anni ’80 in cui si impose con grandi reinterpretazioni di classici della danza e della letteratura come Il lago dei cigni, Otello, La tempesta, stavolta fa compiere ai protagonisti di Giulietta e Romeo un salto spazio temporale. L’ambientazione originale della storia viene modificata ed invece di ritrovarci nell’elegante Verona del Cinquecento, l’autore ci conduce in un tetro paese del Sud Italia, che conserva gli evidenti segni della devastazione del secondo dopoguerra. In questo ambiente conservatore, oppressivo, asfittico si consumeranno le tragiche vicende dei due innamorati e delle opposte fazioni che si schiereranno per osteggiare il loro amore.
Scenografia, costumi e luci
Sul palcoscenico si staglia un muro nero, lugubre, diroccato, ostacolo insormontabile all’amore tra i due giovani ed illuminato solo da una piccola nicchia che, dal secondo atto, irradierà una fioca luce di speranza nel futuro e nel cambiamento. Il muro rappresenta la drammaticità della condizione meridionale nel dopoguerra ed è il simbolo della mentalità conservatrice e dell’odio tra i Montecchi ed i Capuleti. La scenografia è scarna ed i colori predominanti sono il bianco, il nero ed il rosso della passione, che ritroviamo nelle vesti delle protagoniste femminili, di frate Lorenzo, e del sangue che scorrerà copioso nella faida familiare. Le luci curate da Emanuele De Maria sono dosate intensamente sui volti lacerati dal dolore o arsi dalla passione di Giulietta e Romeo, dell’iracondo Tebaldo e di Lady Montecchi divorata dal desiderio di vendetta. I costumi anni ’50 valorizzano tutta la forza e l’eleganza dei danzatori soprattutto nel ballo mascherato e nella danza dei cavalieri, piena di pathos ed ardore latino.
La centralità delle figure femminili
Il titolo dell’opera ci suggerisce un’inversione di prospettiva ed introduce la centralità delle figure femminili. Giulietta ha le fattezze dell’eccellente Azzurra Schena, già protagonista delle scorse edizioni del balletto. La giovane incarna il sentimento di ribellione e si oppone con tutte le sue forze alle convenzioni e alle restrizioni del tempo in nome dell’amore per Romeo, interpretato per la prima volta da un convincente Luca Pannacci. Giulietta è ribelle, volitiva, non attende Romeo sul balcone, ma lo raggiunge e diviene artefice del proprio destino e motore propulsivo del loro amore. Alla protagonista il coreografo contrappone le matriarche Lady Montecchi/Monika Lepisto e Lady Capuleti/Roberta De Simone. Le due madri, dominate entrambe da rivalità ed odio, agiscono e presentano caratteri antitetici. Lady Montecchi stupisce il pubblico, fingendosi costretta sulla sedia a rotelle e danzando poi con graffiante energia. La madre di Romeo orchestra la vendetta e per prima dà il via alla violenza brandendo sulla scena un coltello. Lady Capuleti, di cui l’autore evidenzia la bellezza altera, ha invece un carattere più manipolabile e meno assertivo.
Il cuore danzante dei personaggi Shakespeariani
La coreografia di Monteverde è essenziale, grintosa, pulita, priva della caratterizzazione storica dei lussuosi abiti e dei fasti dell’ambientazione veronese. La scelta è funzionale per cogliere il fulcro della lettura monteverdiana: la pura espressione del dramma, della passione, dell’amore, della lotta attraverso l’arte che permea, scava e dà vita ai sentimenti più profondi dei protagonisti. I corpi dei danzatori, ebbri di sensualità nella danza dell’amore, deformati dalla ferocia omicida nell’uccisione di Mercuzio, nella lotta tra Romeo e Tebaldo, trasfigurati dall’odio in Lady Montecchi, sono un potente veicolo del telos shakespeariano. Monteverde sposta il focus dalla storia ai personaggi, concentrando l’attenzione dello spettatore sul loro conflitto interiore, sui sentimenti e le passioni che li animano. Egli mette in scena, attraverso la bellezza e la potenza della danza, gli ideali shakespeariani di rivolta, di estremo sacrificio in nome dell’amore e della libertà, pur non tradendone mai gli intenti drammatici. Il coreografo mantiene intatti il velato cinismo, la tragedia, la schiacciante vittoria dell’infausto fato e del male che trionfano sugli innamorati più sventurati ed appassionati della storia letteraria.
Per info e prenotazioni ecco la pagina ufficiale del sito del Balletto di Roma.
Voto: 8
mondospettacolo.com
Anna Urru – 06.05.2017