Lo Schiaccianoci: lo spettacolo a Roma con Andrè de la Roche mattatore
8 gennaio 2014 | di Laura Abbate | oblo.it
Dopo l’enorme successo degli scorsi anni, Il Balletto di Roma torna all’Auditorium Conciliazione con Lo Schiaccianoci, uno dei balletti classici che ha riscosso più successo nella storia della danza, applaudito dal pubblico e amato dalla critica. Le musiche furono composto dal grande Pëtr Il’ič Čajkovskij il 1891 e il 1892, il quale seguì minuziosamente le indicazioni del coreografoMarius Petipa e, in seguito, quelle del suo successore Lev Ivanov; la storia è invece tratta dal racconto “Nüssknaker und Mäusekönig” (Schiaccianoci e il re dei topi) di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann del 1816, non nella sua forma originale, troppo cruenta, bensì in quella francese “Histoire d’un Casse-Noisette” depauperata dei suoi elementi drammatici e horror da Alexandre Dumas padre. Lo Schiaccianoci in Italia arrivò solamente quattro anni dopo la prima rappresentazione, precisamente nel 1938 alla Scala di Milano, con la coreografia a cura di Margherita Froman.
All’apertura del sipario si nota subito una scenografia tutt’altro che “classica”: il centro della scena è occupato da tre monitor, davanti i quali sono come imbambolati Clara e il fratello Fritz, posti ad occupare lo spazio che, nel primo atto dell’opera orginale, era destinato al grande protagonista, l’albero di Natale; qui, invece, è in secondo piano e solo stilizzato, reso grazie ad una luce che si insinua nella fessura ricavata nel pannello a fondo scena che poi si apre e si chiude per far entrare i personaggi del sogno di Clara.
Nulla di tale sogno ha il candore e la dolcezza dell’originale trama, ma al contrario la narrazione diviene lo specchio delle generazioni odierne, lontane ormai dal gioco e dall’innocenza dell’infanzia, catapultate dai media in un mondo di violenza e orrore da guardare quasi fosse uno spettacolo. Allora la dolce Clara si trova immersa in una sorta di grottesco carosello, dove giochi e balocchi e persino i Fiocchi di Neve e i Fiori del famosissimo Valzer assumono aspetti mostruosi e sinistri. Il mondo reale e quello virtuale si mescolano e si confondono, non sono più i giocattoli a prendere vita ma è la protagonista a essere quasi una inanime pedina.
Ne Lo Schiaccianoci tutto è sapientemente dosato ed equilibrato: la coreografia è ben costruita e resta fortemente e intelligentemente agganciata alla struttura della partitura musicale, della quale mantiene il ritmo, ora serrato e incalzante, ora sognante e fuori dal tempo. Bravissimo il corpo di ballo, composto da ottimi danzatori, sia a livello tecnico (da sottolineare la perfetta coordinazione delle parti corali) che a livello interpretativo. Sotto questo secondo aspetto merita una particolare menzione Azzurra Schena (Clara) che riesce con la mimica facciale e la perfetta padronanza del suo corpo a mettere in scena tutta la gamma dei sentimenti e delle emozioni (dalla gioia allo stupore, al terrore, al candore). Inutile soffermarsi sulla performance di Amilcar Moret Gonzalez, ballerino dalle straordinarie doti fisiche e dello “special guest” Andrè De La Roche che interpreta magistralmente sia il ruolo dello Schiaccianoci che quello di una grottesca Fata Confetto, una donnona felliniana e ingannevole, simbolo della falsa “dolcezza” dei malvagi, che rappresenta il momento più esilarante di tutto lo spettacolo e che riesce a strappare più di un sorriso.
L’attenzione è anche catturata dai fantasiosi costumi moderni, pittoreschi e sfavillanti, e da un perfetto gioco di luci che segue l’andamento della narrazione: la scena parte coloratissima (domina il rosso vampiresco della festa), divenendo man mano bianco e nero, quando rappresenta le mini-battaglie, per poi ritornare a colori.
La magia natalizia però non viene mai meno, dobbiamo infatti ricordare che lo Schiaccianoci è pur sempre una favola e ce lo mostra l’happy ending. Clara non è più una bambina, ma non è neppure una donna: è un’adolescente che sta per abbandonare il mondo dei giochi e dell’infanzia, ma al tempo stesso non è ancora pronta per il complicato mondo degli adulti. Ecco perché la sua avventura con lo schiaccianoci è un viaggio iniziatico: Clara si risveglia dall’allucinato videogame notturno più consapevole e pronta a saper distinguere la vera natura di chi la circonda. «Dalla violenza ci si difende cercando di avere coraggio e fiducia in sé stessi, uniche vere ‘armi’ per affrontare lo spinoso cammino degli adulti, all’ardua conquista della propria porzione di felicità» – conclude Reim.