In occasione del ritorno di “Giulietta e Romeo”, attualmente in tour in tutta Italia e prossimamente al Teatro Quirino Roma, Fabrizio Monteverde parla del nuovo allestimento di un’opera dal successo trentennale, rinata con gli interpreti del Balletto di Roma: “Si tratta per me di un vero e proprio ritorno alle origini perché ho scelto di riportare in scena una versione di Giulietta e Romeo molto vicina alla prima del 1987: un’operazione che mi pone di fronte al principio della mia ispirazione, ma con uno sguardo nuovo, presente, che modella la coreografia su nuovi interpreti. All’epoca della creazione si trattò per me di una vera sfida e scelsi ‘Romeo e Giulietta’ in quanto ‘classico dei classici’, la tragedia dell’amore e della morte”.
Nella versione monteverdiana, Giulietta si trasforma nel simbolo di una ribellione giovanile e folle, di cui sarà protagonista e vittima: “Giulietta è il vero motore della trama. Credo che le donne siano questo: causa ed effetto. Gli uomini si innamorano; le donne scelgono se farlo o non farlo. Nel titolo c’è la centralità femminile delle famiglie matriarcali del Sud, in cui ho scelto di ambientare la storia: mi sono ispirato al cinema neorealista e a quel bianco e nero che si trasforma nell’oscurità di uno stato d’animo collettivo, l’unico in cui mi sembrava possibile far germogliare un nuovo seme d’amore e speranza”.
E poi gli interpreti, tassello fondamentale della sua ispirazione: “Giulietta è stata interpretata da diverse ballerine e a me piace ogni volta scoprire qualcosa di nuovo nel personaggio, amo rileggerlo su nuovi corpi e sensibilità. Con questa generazione di danzatori del Balletto di Roma ho un rapporto molto stretto, alcuni di loro hanno già interpretato diversi miei lavori; la mia Giulietta, Azzurra Schena, è già stata protagonista in passato ed è ancora perfetta nelle sue espressioni di ‘eterna adolescente’. Luca Pannacci è forse oggi il mio Romeo ideale perché possiede tutto ciò che cerco in un danzatore: è bravo tecnicamente, è umile, attento, preciso nel movimento, e soprattutto è sensibile ed estremamente ricettivo”.
Il pubblico che andrà a vedere “Giulietta e Romeo” riscoprirà un classico della coreografia italiana, potente come trent’anni fa, rinnovato nelle scene e nei costumi, e ricco dello sguardo contemporaneo di un autore che non smette di stupire: “È una coreografia che ha resistito al tempo. Oggi la guardo con la tenerezza e la rabbia del tempo che passa, ma trovo che abbia ancora un senso, perché racconta in maniera cinematografica una storia che tutti conosciamo in un involucro nuovo, insolito e significativo. Chi tornerà a vederlo perché già lo aveva amato in passato, forse scoprirà qualcosa di nuovo su se stesso; ma spero ci sia anche un pubblico nuovo, giovane, contemporaneo”.