Nuovo Allestimento 2025
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Note di regia
Dopo il suo debutto al festival di Civitanova danza nel 2009 e la ripresa per il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli nel 2015 e nel 2016, Fabrizio Monteverde torna a riallestire per il Balletto di Roma “Otello” su musiche di Antonin Dvořák, una delle sue più applaudite produzioni shakespeariane che, insieme a “Giulietta e Romeo”, ne hanno decretato il successo come coreografo e regista in tutta la sua lunga carriera. Nella versione 2025, Monteverde continua a rielaborare il testo shakespeariano a partire dagli snodi psicologici che determinano la dinamica dell’ambiguo e complesso intreccio tra i protagonisti Otello, Desdemona e Cassio. In questo triangolo mai equilatero di rapporti, i tre vertici risultano costantemente intercambiabili, grazie sì agli intrighi di Iago, ma ancor più alle varie maschere del “non detto” con cui la ragione combatte – spesso a sua stessa insaputa, ancor più spesso con consapevoli menzogne – il Sentimento. L’ambientazione in un moderno porto di mare (dichiarato omaggio agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di Querelle de Brest) chiarisce e amplia l’intuizione di fondo: se Otello è, come è sempre stato, un “diverso”, un outsider, non tanto per il colore della pelle quanto per il suo essere “straniero” e abituato ad altre regole del gioco, è anche vero che la banchina di un porto è una sorta di “zona franca”, un limbo in cui si arriva o si attende di partire, un coacervo di diversità in cui tutte le pulsioni vengono pacificamente accettate come naturali e necessarie proprio per il semplice fatto che lì, nel continuo brulicare del ricambio umano, lo straniero, il diverso o il barbaro smettono di esistere. La forte presenza del mare, non relegato, come nel testo di William Shakespeare, ad un suggestivo sfondo per una Venezia o una Cipro genericamente esotiche e di parata, suggerisce i segreti, gli ininterrotti moti delle passioni con la loro tempestosa ingovernabilità, gli slittamenti inevitabili nei territori proibiti del piacere, della gelosia e del delitto. Precoce dramma romantico, l’Otello ben si presta alla lettura provocatoria ed eccessiva elaborata da Monteverde, in cui anche certe forzature enfatiche di Dvořák trovano pertinente collocazione fungendo da sottile contrappunto ironico all’azione dei personaggi.
Credits
Coreografia e regia
Fabrizio Monteverde
Musiche
Antonin Dvorak
Scene
Fabrizio Monteverde
Costumi
Santi Rinciari
Light designer
Emanuele De Maria
Durata
90 minuti (compreso intervallo)