Note di regia
Ho voluto mettere a fuoco quanto più mi ha suggestionato di questo personaggio, facendone un racconto che lasciasse ai margini le vicende note, patrimonio di una comune memoria collettiva, nel quale ad esempio uno per tutti, l’episodio dei mulini a vento, per concentrarmi invece sull’aspetto emotivo legato alla ricca capacità immaginifica del Cavaliere. Le vicende o meglio le sue imprese sono tratteggiate e più che raccontare fatti, rivelano la forza di uno spirito quello di Don Chisciotte e del suo fido compagno Sancio, il suo alter ego, legati a doppio filo nell’intraprendere un viaggio irreale e reale insieme. Dentro la scatola magica, fatta di colori fantastici e cangianti, Don Chisciotte, con il suo pensiero volitivo, anima la realtà, trasformandola nella bellezza e nella poesia dei valori più nobili, quelli del mondo cavalleresco in cui crede. Fino a che la realtà svestita di colore, spogliata dalla necessità di essere se stessa, ponendo ai margini la Fantasia, finisce per avere il sopravvento. Nella seconda parte dell’opera, la realtà che aveva assistito incredula, colta di sorpresa da cotanta foza immaginifica, finisce per deridere quest’uomo puro, come incapace di vedere ciò che è, credendo ciecamente a ciò che sente. Tale nuova cornice cruda, privata di poesia, farà morire Don Chisciotte, per liberare il mito, nell’esigenza fortunata che possiede la stessa realtà di nobilitarsi. Tale mito è fatto sì di puro idealismo e del perseguimento di esso, ma anche a mio parere di tutti quegli ingredienti contenuti nel maschile come la foza dell’immaginazione, il coraggio di cimentarsi nella lotta con e contro se stessi ed altro da sè; una lotta che non teme la fisicità, ma la persegue come unica lotta possibile. Ed ancora il valore della solidarietà perseguito con l’azione e l’omaggio che si vuole fare del proprio valore alla donna-madonna, purificata nella poesia di un pensiero. Tutto questo e mille altre sfumature legate all’universo della fantasia di cui è portavoce rendono Don Chisciotte, per me, il Cavaliere della Fantasia ed ancora più concretamente il perduto paradigma del maschile.
Milena Zullo
Credits
con la partecipazione straordinaria di
Andrè De La Roche
coreografia e soggetto
Milena Zullo
musiche
Antonio Vivaldi
musiche originali
Marco Schiavoni
collaborazione al progetto drammaturgico
Silvia Poletti
scene
Fabiana Yvonne Lugli, Stefano Silva
costumi
Silvia Califano
light designer
Carlo Cerri
maître de ballet / assistente alle coreografie
Piero Rocchetti