Sembra sempre lontanissimo il debutto, quando si inizia a lavorare a una nuova produzione: si accende la lampadina dell’idea, si parla, ci si siede e si discute, si immaginano i risultati più innovativi e sorprendenti con i coreografi e il team creativo, e poi si iniziano le prove in sala. Ma il tempo corre, e tra una tournée e l’altra è già tempo per i nostri danzatori di trovare la nostra Giselle, guidati da Itamar Serussi per il primo atto, e da Chris Haring, coreografo di Liquid Loft, per il secondo.
Durante quest’ultima settimana di febbraio, i danzatori della compagnia hanno lavorato intensamente sul secondo atto, e sono Roberta de Simone e Roberta Racis ad accompagnarci in questo racconto del lavoro affrontato con Chris Haring, impegnato nella creazione insieme al team dei Liquid Loft, che comprende anche il compositore Andrea Berger.
“Avere il compositore in sala è fonte di ispirazione: è come se il corpo diventasse lui stesso uno strumento. Devi cercare perciò nuove possibilità al di fuori del tuo percorso abituale, una novità che forse non esploreresti in un altro contesto. A volte lui accompagna i nostri movimenti con la musica, altre volte noi interpretiamo gli impulsi sonori che ci provengono dalle sue composizioni, ed è una sfida intrigante!” ci racconta Roberta Racis, giovane danzatrice della compagnia. Un lavoro, quello del compositore, che ha colpito tutti per la lucidità con cui traduce il movimento in musica, e per come segue passo passo Chris Haring mentre lavora con i danzatori.
“Il lavoro con Chris è molto incentrato sulla mimica, sulla gestualità più recitativa e sull’intensità del corpo” ci racconta Roberta de Simone, danzatrice della compagnia fin dal 2009, che descrive Chris Haring come “un coreografo che ti mette a tuo agio, anche quando propone un metodo di lavoro insolito. Anche i più introversi hanno potuto lavorare tranquillamente”.
Il lavoro in team si traduce quindi in una serie di proposte inedite per la costruzione del mondo delle Willi; un lavoro che parte dalla cura dell’atmosfera sonora e dell’interpretazione di ogni singolo danzatore, per cui “a volte registrano le nostre voci e il compositore le usa in sala prove. È un lavoro coinvolgente, che ti costringe a stare molto concentrato: devi lavorare sul ritmo e nel frattempo interpretare quello che senti”.
La ricerca sul mondo delle Willi continua poi con l’attenzione alla qualità del movimento: “Chris non è un coreografo che dà risposte, ma piuttosto pone domande e lascia spazio di risposta: non ne esce un lavoro descrittivo, ma più evocativo. In questo stato evocativo, il corpo viene messo nelle condizioni di lavorare anche sulla fragilità dei movimenti: dal fluttuare, al lasciarsi trasportare in balìa di correnti d’aria, fino alla forza improvvisa di un arabesque”.
E anche se non si può ancora svelare molto della nuova produzione in progress, molto si impara dalle settimane di ricerca, non solo l’affidarsi a un coreografo senza avere subito chiara tutta la spiegazione, ma anche “il lavoro sull’interpretazione: non sarà utile solo per questa produzione, ma ce lo porteremo anche in altre coreografie, perché ci ha fatto affrontare i nostri limiti, dando stimoli nuovi e facendoci ‘sciogliere’ tantissimo”.
Un lavoro intenso, che riguarda per il momento solo una parte di un balletto anch’esso molto complesso: Giselle affronta apparentemente una storia d’amore impossibile, ma sembra fare un passo in più rispetto alle altre tragedie amorose, portando la vicenda della giovane contadina Giselle e del principe Albrecht anche in un mondo di spiriti. E in effetti, spiega ancora Roberta Racis, “La prima parola che mi viene in mente per Giselle è Amore e Morte. Sono due temi molto presenti nella Giselle classica, che ha una dimensione molto terrena, quella dell’amore, e una dimensione evanescente, della morte. Il secondo atto, su cui stiamo lavorando, è quello delle Willi, creature che dopo una delusione d’amore avuta in vita, sono in una dimensione ambivalente ed eterea in cerca di un rifugio…”
Anche Roberta de Simone concorda, ma conclude in un modo più sibillino: “La Giselle classica mi fa pensare all’amore per eccellenza, quell’amore che sconfina oltre la vita, e continua dopo la morte. L’amore eterno. La nostra Giselle, sembrerebbe seguire la stessa linea, ma lavorando con diversi coreografi…chissà!”
Per scoprirlo non ci resta che continuare a seguire passo passo la ricerca della nostra Giselle.
Balletto di Roma – febbraio/marzo 2016