Continua il progetto Danzare la Performance, questa volta con una direzione tutta al femminile. L’esperta di danza Rossella Battisti e la danzatrice del Balletto di Roma Roberta Racis hanno guidato il pubblico alla scoperta di altri due gesti quotidiani largamente presenti nel mondo della performance: Camminare / Correre.
Come nel primo incontro si è tornati alle origini del balletto, partendo da Carlo Blasis, danzatore, coreografo e maestro di danza di inizio ‘800 che, attraverso un’attenta analisi dei meccanismi del movimento, codificò le otto direzioni possibili del danzatore, mai di spalle al palco reale. Nel Novecento le cose cambiarono: i piedi conquistarono il pieno contatto col pavimento tornando alla posizione parallela, dall’en dehors all’en dedans. Tutto ciò manifestava la ricerca di un movimento libero, più simile al nostro camminare, e la necessità di conquistare un nuovo rapporto con lo spazio, che rifiutava l’esclusiva frontalità col pubblico approdando ad una visione tridimensionale rispetto alla precedente bidimensionalità.
Per esplicitare questo concetto Rossella Battisti ha esposto le teorie di Rudolf Laban, che unì ai parametri del gesto alcuni principi che indagavano lo spazio e il tempo del movimento, creando una vera e propria teoria dell’espressione umana. “Ogni uomo è un danzatore”, dice il teorico ungherese, frase che racchiude la volontà di creare una danza libera, popolare e comunitaria, in cui ogni spostamento non sia condizionato esclusivamente dalla direzione, ma dalla libertà di dare un peso, una fluidità e un tempo variabile a seconda dell’intenzione.
Negli anni Sessanta i nuovi artisti contestarono il vecchio movimento ribelle: la Modern Dance appariva ormai troppo codificata. Bisognava tornare al gesto, alla purezza dell’atto, fino ad assurgere ad atto spettacolare il gesto quotidiano. Rossella Battisti cita Trisha Brown, coreografa americana, che spostò radicalmente il gesto del camminare dalla sua collocazione quotidiana facendo scendere i suoi danzatori dal muro esterno di un grattacielo: in questo modo un’azione normale si carica di tensione e diventa in sé atto performativo.
Anche Pina Bausch esplora la camminata attraverso le sensazioni profonde dei suoi danzatori. In questa indagine mette alla prova dei non professionisti per dimostrare come il camminare riveli qualcosa della personalità di ognuno. La ricerca dell’autrice tedesca va a scorgere le sensazioni che si trovano fra l’angoscia e il desiderio di essere amati, esplorazione che nel 1968 trova forma in Kontakthof. L’opera, il cui titolo significa “luogo di contatti”, racconta l’impossibilità del vero amore e la disillusione dei protagonisti proprio attraverso un’esilarante camminata. Lo spettacolo viene proposto in varie versioni, compresa quella del 2008 interpretata da un gruppo di adolescenti, in cui la “semplice” camminata diventa strumento d’espressione di speranze interiori continuamente disattese.
A questo punto: come si corre sul palco? Il palcoscenico teatrale non offre grandi possibilità, una volta scelta una direzione la corsa può svilupparsi in maniera circolare oppure per andare da una parte all’altra. Roberta Racis mostra una delle corse più note alla tradizione partendo dal balletto classico-accademico: la corsa del principe Albrecht verso la tomba dell’amata Giselle, uno dei pochi esempi presenti del genere. Nella danza contemporanea, la corsa si riempie di connotazioni che ne rivelano sensi inaspettati.
A conclusione dell’incontro, la Racis propone una sequenza che ripercorre tutte le tappe di storia della danza toccate nell’arco della lezione per spiegare l’evoluzione dei due gesti quotidiani all’interno dello spettacolo. Si parte dalla scelta di una direzione all’interno dell’icosaedro di Laban, che rivela nello spostamento le connotazioni del balletto classico, ma da qui si torna indietro sui propri passi, alla scoperta di una possibile altra direzione. I piedi tornano in parallelo riscoprendo il peso della gravità e conquistando il pieno contatto col pavimento. Un nuovo passaggio ci riporta alla corsa di Albrecht e un’altra volta si torna indietro, forse per prendere una strada diversa: la strada della post-modern dance che nella camminata ascolta lo spazio.
E per finire, cosa meglio di un Sirtaki di gruppo per conciliare questo percorso che va dalla camminata alla corsa come il ballo stesso? “Se lo posso fare io lo potete fare tutti!”.
“È stato un lavoro di grande scambio, senza che ci fosse mai una separazione dei ruoli” racconta Roberta Racis a proposito dei primi incontri con Rossella Battisti, durante i quali si sono confrontate rispetto alle proprie esperienze personali del camminare e del correre. Nella sua carriera di danzatrice, Roberta ha avuto modo di sperimentare la difficoltà di portare un gesto semplice all’interno dello spettacolo: “Inizialmente mi sentivo spaesata, non pensavo che un atto naturale potesse diventare così complicato. Una volta appresa la tecnica ho potuto capire il senso di questa trasposizione”. La partitura che ha guidato le tappe della lezione è stata creata dalle due protagoniste, leggendo testi e guardando in video lavori che accomunavano i loro gusti. Un’intesa che si è sviluppata integrando le linee teoriche all’esposizione pratica. “È stato bello confrontarmi con una studiosa come Rossella Battisti, scambiare pareri sul percorso in cui si inserisce la danza e su cosa accade oggi. La sua casa è piena di libri e materiale video! È stato per me estremamente interessante e stimolante”.
“Danzare la Performance favorisce un’interazione diversa con la danza – continua Roberta Racis – non solo con l’ambiente stesso del museo, ma anche con le persone che diventano fruitori di storia della danza e di danza all’interno del museo. Tutto cambia, il focus del lavoro viene indirizzato a persone e ad un luogo differente. Lo scambio e il confronto conquistano una dimensione totale: non c’è la distanza dello spazio teatrale e il rapporto col pubblico diventa diretto, come è diretto il contatto con le persone. Far parte di questo esperimento mi ha permesso di indagare interrogativi che in qualità di danzatrice mi pongo spesso, come ad esempio quale sia effettivamente l’utilità della mia professione nei confronti delle persone. Quello che mi sono risposta e che ho cercato di trasmettere al pubblico è stato che la danza oggi non è più un momento, è diventata uno spazio di tempo nel quale bisogna ricordarsi l’importanza dello stare insieme. L’interazione fra i differenti generi in cui si sviluppa l’arte contribuisce a risollevare questo nostro mondo proprio attraverso la collaborazione. Questo progetto, inoltre, propone di educare il pubblico ad abbracciare la danza, per capire che non necessariamente deve esserci comprensione, ma piuttosto un atto di espressione ed evocazione. Credo che sia stato per tutti un momento di riflessione, a partire da me stessa, un attimo di attenzione che è bastato a far capire quanti valori ci siano dietro al mondo della danza”.
Progetto coprodotto con Cro.me – Cronaca Memoria dello Spettacolo per R.I.SI.CO. Rete interattiva per Sistemi Coreografici in collaborazione con il MAXXI, con la partecipazione del Balletto di Roma e con il contributo del Mibact – Direzione Spettacolo dal Vivo.
Prossimo appuntamento:
Saltare / Girare, 29 ottobre 2016 h. 18:00-20:00